AMERICA PRIMO AMORE - Mario Soldati
America primo amore, che è il secondo volume di Mario Soldati e che viene ora presentato in quarta edizione, è uno dei libri difficili da classificare perché sono nello stesso tempo molte cose insieme: saggio, narrativa, autobiografia. Già nella premessa alla terza ristampa, a più di vent’anni dalla prima edizione, l’autore ne offriva, per così dire, chiave. Il libro è un atto d’amore verso gli Stati Uniti di venticinque anni fa, tanto diversi, sotto molti punti di vista, da quello che sono oggi, sebbene in nuce possedessero già i germi degli sviluppi imperiali cui li ha irresistibilmente portati la vittoria nella seconda guerra mondiale. continua...
Soldati confessava di aver avuto una arrière-pensée anche nelle critiche: attaccavo Hollywood, dice l’Autore, ma pensavo a Cinecittà, attaccavo l’Università perché non mi aveva voluto, i cattolici perché mi avevano voluto anche troppo. Non fidiamoci però molto anche di questa dichiarazione. Scrittore sinuoso e insinuante, a doppio sfondo, Mario Soldati non è mai così vivo e cattivante come quando è reticente. Questo spiega perché America primo amore, che potrebbe intitolarsi “Quando la speranza si chiamava ancora America”, continua ad avere fortuna anche se gli Stati Uniti non sono più quelli descritti nel libro e se tante altre cose sono cambiate.
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I HAVE A DREAM Parole di giustizia, di fratellanza, di verità. Parole pesanti come pietre. Sono quelle di Martin Luther King, Gandhi, Mandela, Malcom X, Allende, Sadat, Rabin e Arafat… Sono quelle dei grandi uomini del Novecento, di coloro che hanno camminato coraggio “ in direzione ostinata e contraria”. E sono raccolte in questo libro, introdotte dalle atmosfere indimenticabili evocate da canzoni come Redemption Song di Bob Marley e Imagine di John Lennon. Per un mondo migliore. Per insegnarci che niente viene da solo. Che bisogna metterci del proprio. Non solo crederci, ma rischiare. |
IL CERCHIO E IL DOPPIO - MARVIN TRACY Chi sono io? Qual è il senso della mia vita? Questi sono gli interrogativi con cui da sempre l’uomo dialoga con il proprio io, i temi che hanno animato la storia della cultura, così bene focalizzati nel detto socratico “conosci te stesso”. continua...
È evidente come la sospensione del giudizio che caratterizza il linguaggio letterario non possa fornire, a questo proposito, risposte conclusive. La letteratura può condurre, tuttavia, a una ricostruzione in positivo del problema, tentando di descrivere le complesse sfaccettature dell’identità umana: ecco dunque emergere i percorsi della memoria di Proust, la poliedricità delle maschere di Pirandello, il tema del doppio dalle pagine di Stevenson o Goldoni, la scelta definitiva del bene operata dai personaggi di Manzoni e Victor Hugo. Ma la ricerca, e a questo vorremmo che il testo si ponesse come utile stimolo, può spingersi oltre, fino ad insinuarsi nelle pieghe più profonde dell’anima e scoprire che, in fin dei conti, dell’identità si può parlare solo se si è in grado di coglierne l’essenza mutevole, di accettare il paradosso di una coerenza che spinge l’uomo a ritrovarsi proprio là dove credeva di essersi smarrito.
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IL ROSSO E IL NERO - Stendhal
Il Rosso e il nero di Henri Beyle, nome di battesimo dello scrittore noto come Stendhal ( 1783 – 1842) e autore anche de la Certosa di Parma, viene pubblicato alla fine del 1830, sebbene per una scelta dell’editore compaia come data di prima edizione il 1831. La trama del romanzo è ispirata a un fatto di cronaca che ebbe notevole risalto nel 1827: il cosiddetto affaire Berthet, ovvero l’uccisione della figlia di un notaio dalla parte dell’amante, figlio di un fabbro. continua...
In questo episodio Stendhal ravvisa l’espressione di quei forti sommovimenti d’animo tipici dello stato più popolare della società che però vengono repressi dal clima della restaurazione post – napoleonica e della crescente freddezza emotiva ed esistenziale della società francese. Non a caso, infatti, il sottotitolo dell’opera è Cronique du XIX siecle e il titolo stesso può essere interpretato in due sensi differenti . Il “rosso” può infatti rappresentare la vita militare a cui Julien Sorel, il protagonista, ambisce mentre il “ nero” indicare l’abito talare e, quindi, la vita in seminario. Allo stesso modo il rosso può essere anche inteso come il colore della passione e il nero come quello della morte.
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LA CASA SULL'ALBERO - ANTONIO FAETI Il secolo che volge al termine ha prodotto moltissimi orrori: guerre, genocidi, segregazioni razziali. L’orrore può costituire dunque una perfetta chiave di lettura per il nostro tempo e i libri di Stephen King, tradotti in moltissime lingue e capace di attrarre milioni di lettori anche giovanissimi, offrono infinite occasioni per decifrare i sedimenti più nascosti della memoria statunitense e le mille angosce ben chiuse nella profondità dell’immaginario collettivo. continua...
La casa sull’albero, in cui si rifugiano gli adolescenti di alcune storie di King, diventa per Antonio Faeti il luogo privilegiato da cui guardare in modo inedito e personale il labirinto di storie infinite create dal narratore americano, nuovo, autentico e inimitabile “Raccontafiabe dell’Occidente”. Il libro, che contiene un’analisi dettagliata e completa di tutta l’opera di King, rifiuta gli esorcismi di quanti si accaniscono contro la superficie dei suoi testi ed è in grado di offrire agli educatori e ai genitori straordinarie occasioni per decifrare l’universo, spesso sconcertante e misterioso, dei nostri adolescenti e della nostra storia.
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LA FULIGGINE DEL CALDAIO - Luigi Mosca
Nella storia umana, nei momenti di confusione, di smarrimento, di caduta di valori, c’è una sorta di tendenza generale a voler far riemergere dal limbo del passato, episodi, fatti, storie, usi e costumi che appartengono a quanti, con occhio preoccupato ravvisano nella storia presente elementi di sfilacciamento della trama che dovrebbe tenere uniti gli uomini di un popolo, di una nazione, di una regione, che hanno in comune la lingua parlata e scritta, le tradizioni e i valori. Questo racconto, tra realtà e fantasia, si colloca nella storiografia vissuta dai personaggi che appaiono in queste pagine e che hanno trascorso la loro prima giovinezza nel periodo storico che va dagli anni quaranta agli anni sessanta. |
OPERE - GIACOMO LEOPARDI
CANTI è il titolo che Giacomo Leopardi diede alla raccolta delle sue poesie pubblicata per i tipi dell’editore Piatti di Firenze nel 1831. Sono qui raccolte poesie tra le più famose della letteratura italiana, come All’Italia, Il sabato del villaggio, A Silvia, Il passero solitario, L’infinito e molte altre non meno note nelle quali il poeta esprime nel modo più sintomatico il suo sentimento di pessimismo che fu ben detto eroico. Egli dispera e si sente solo nel deserto del mondo e della storia, sotto il corso degli astri, tra la natura ammaliatrice e nemica, come il suo pastore errante. Sorte sullo sprezzo della civiltà presente e della filosofia ottimista, non meno che sul culto di una sempre più mitica antichità, LE OPERETTE MORALI, in elaborati dialoghi, offrono talora le schede dei fatti mitologici o delle notizie inconsuete che al Leopardi erano piaciute, e delle quali aveva ornato i suoi primi studi. I PARALIPOMENI DELLA BATRACOMIOMACHIA è un poemetto satirico in ottava rima della maturità del poeta. Mediante personaggi favolosi sono qui ritratti i moti politici del suo tempo, in una superiore e desolata ironia. |
SE QUESTO E' UN UOMO - LA TREGUA - Primo Levi
Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò Se questo è un uomo nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei “Saggi” e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, Se questo è un uomo è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. Levi, ne La tregua, ha voluto raccontare anche il lungo viaggio di ritorno attraverso l’Europa dai campi di sterminio: una narrazione che contempera il senso di una libertà ritrovata con i segni lasciati dagli orrori sofferti. |
TUTTE LE NOVELLE - Giovanni Verga
Dopo i primi romanzi, l’arte del Verga muta completamente di contenuto e di stile: ora è il mondo degli umili e dei diseredati che viene rappresentato, nella sua drammatica verità, da uno scrittore che si fa uno di loro. Alla prima novella Nedda (1874), “ bozzetto siciliano” come la definì lo stesso Verga, seguirono le raccolte Primavera e altri racconti (1876), Vita dei campi (1880), Novelle rusticane (1883), Per le vie (1883), d’ambiente popolare milanese, Vagabondaggio (1887), I ricordi del capitano d’Arce (1891), Don Candeloro e C.i (1894). continua...
Dominano qui sentimenti elementari e situazioni esasperate che inevitabilmente si concludono con una catastrofe: Nanni Lasca uccide la magnetica Lupa che lo ha trascinato nella colpa incestuosa, compar Alfio uccide il rivale, Jeli il pastore uccide il signorino, già suo compagno di giochi, che gli ha preso la sua Mara. “ Le passioni di questi primitivi” scrive Luigi Russo “ hanno un centro, un tempio : la casa, con tutte le sue leggi dell’onore e del lavoro. Non più passioni di nomadi e di stravaganti, di sognatori senza un passato, ma passioni di gente che impegna tutto un mondo e tutta una religione. E i loro drammi appaiono per l’appunto drammi religiosi: l’amore, il desiderio sensuale, l’onore, la vendetta perdono la loro forma demoniaca, trascendono cioè le persone, e si richiamano ad un’etica tutta ideale, elementarissima ma organica e ferrea nelle sue leggi. “
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