DIARIO - Anne Frank Quando Anne inizia il suo diario, nel giugno del 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all’immagine della scuola, dei compagni e di amori più o meno ideali, si sostituisce la storia della lunga clandestinità. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anne ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e dell’esperienza degli altri clandestini. La prima edizione del Diario subì tuttavia non pochi tagli, ritocchi, variazioni. Il testo, restituito alla sua integrità originale, ci consegna un’immagine nuova:quella di una ragazza vera, ironica, passionale, irriverente, animata da un’allegra voglia di vivere, già adulta nelle sue riflessioni. |
EUGENIE GRANDET - Honorè de Balzac
Eugenie Grandet è il capolavoro di Balzac. La potenza delle figure, la narrazione serrata, priva di quelle digressioni moralistiche che spesso appesantiscono molti libri del romanziere, ne fanno una delle sue opere più rappresentative. Papà Grandet, un ex- bottaio che con le sue accorte speculazioni ha raggiunto la ricchezza, è un campione di sordida avarizia che esercita sulla famiglia a lui supinamente sottomessa. Eugenie Grandet l’unica figlia, ubbidiente e devota, è presa da un grande amore per il giovane cugino che si trattiene per pochi giorni in casa sua. La vicenda che ne scaturisce è appassionata e drammatica, sentimentale ed intensa come poche. |
I NOSTRI ANTENATI - Italo Calvino “Raccolgo in questo volume tre storie che hanno in comune il fatto di essere inverosimili e di svolgersi in epoche lontane e in paesi immaginari. Ho voluto farne una trilogia sul come realizzarsi esseri umani, tre gradi d’approccio alla libertà. Vorrei che potessero essere guardate come un albero genealogico degli antenati dell’uomo contemporaneo, in cui ogni volto cela qualche tratto delle persone che ci sono intorno, di voi, di me stesso.” |
I PROMESSI SPOSI - Alessandro Manzoni
Ambientato tra il 1628 e il 1630 in Lombardia durante il dominio spagnolo, I promessi sposi, fu il primo esempio di romanzo storico della letteratura italiana. Il romanzo si basa su una rigorosa ricerca storica e gli episodi del XVII secolo, come ad esempio le vicende della monaca di Monza e la Grande Peste del 1629 – 1631, si fondano su documenti d’archivio e cronache dell’epoca. Il romanzo di Manzoni viene considerato non solo una pietra miliare della letteratura italiana – in quanto è il primo romanzo moderno di questa tradizione letteraria, ma anche un passaggio fondamentale nella nascita stessa della lingua italiana. I promessi sposi, inoltre, sono considerati l’opera più rappresentativa del romanticismo italiano e una delle massime della letteratura italiana per la profondità dei temi. Inoltre, per la prima volta in un romanzo di tale successo, i protagonisti sono gli umili e non i ricchi e i potenti della storia. |
I VIAGGI DI GULLIVER JUNIOR - Giovanni Dusi
Veritiera cronaca di come l’autore giunge in un’isola abitata da un popolo sconosciuto, ne apprende la lingua, gli usi e i costumi, conquista l’amicizia degli indigeni e l’amore di una fanciulla di nome ametista, coscienziosamente s’impegna nel confronto tra la nostra e la loro civiltà; materia tutta di cui si dà con il presente volume ampia testimonianza. |
IL DOTTOR ZIVAGO - Boris Leonidovik Pasternak
Il dottor Živago è un romanzo di B. L. Pasternak, Il libro, che venne pubblicato in anteprima mondiale in Italia il 15 novembre 1957 dalla Feltrinelli, battendo la concorrenza di editori americani e francesi, e il cui successo fu planetario, narra la vita avventurosa di un medico e poeta, Jùrij Andrèevič Živago, diviso dall’amore per due donne – sposato con la cugina Tonia e travolto dalla passione per la crocerossina Lara Antipov – sullo sfondo della terribile guerra civile combattuta tra Russi Bianchi e Armata Rossa a seguito della Rivoluzione d’ottobre. Si susseguono incontri, aspre separazioni e ricongiungimenti; infine Živago muore, povero e solo, di crisi cardiaca a Mosca. continua...
Nell’allora Unione Sovietica il romanzo, che sconfessa la facciata eroica propagandata dal regime comunista, fu rifiutato all’inizio del 1956 dalla rivista moscovita Novyj Mirì per considerazioni ideologiche; l’ostilità della censura verso l’autore, reputato “ non in linea”, un reazionario, si protrasse e l’opera fu pubblicata nell’Unione Sovietica solo nel 1988. Unico romanzo che Pasternak scrisse, gli valse il Premio Nobel per la letteratura nel 1958, pochi anni prima della sua morte. Non potè ritirarlo per l’opposizione di Chruščëv, a cui dovette indirizzare una domanda di grazia, poiché accusato di tradimento, escluso dall’Unione degli Scrittori, minacciato di espulsione dall’URSS e privato della nazionalità.
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IL GATTOPARDO e i Racconti - Tomasi di Lampedusa
Il Gattopardo è un romanzo che narra le trasformazioni avvenute nella vita e nella società in Sicilia durante il Risorgimento, dal momento del trapasso del regime borbonico alla transizione unitaria del Regno d’Italia, seguita alla spedizione dei Mille di Garibaldi. Dopo i rifiuti delle principali case editrici italiane, l’opera fu pubblicata postuma da Feltrinelli nel 1958, un anno dopo la morte dell’autore, vincendo il Premio Strega nel 1959 e diventando uno dei best – seller del secondo Dopoguerra; è considerato uno tra i più grandi romanzi di tutta la letteratura italiana e mondiale. |
LA BELLA ESTATE - Cesare Pavese
Intitolato originariamente La tenda, La bella estate fu scritto da Cesare Pavese nel 1940, ma comparve nove anni più tardi in un volume che sotto questo titolo comprendeva due altri romanzi brevi, Il diavolo sulle colline e Tra donne sole. È la storia di una giovane donna, Ginia, e del suo amore consumato nel breve giro di una stagione, sullo sfondo di una città – la Torino cara a Pavese, con le vetrine e i bar del centro, con il grigiore crepuscolare dei viali della sua collina – che appena s’indovina e che pur impregna della sua diffusa presenza il dipanarsi sommesso e desolato della vicenda. continua...
Per La bella estate, che fu tra i suoi libri più fortunati per consenso di pubblico e di critica, e vinse nel 1950 il Premio Strega, Pavese stesso aveva scritto queste parole come traccia alla presentazione editoriale: “ Un volume, tre romanzi. Ciascuno di essi potrebbe da solo far libro. Perchè La bella estate, Il diavolo sulle colline e Tra donne sole escono insieme? Non è quel che si chiama trilogia. Come già per i due pezzi di Prima che il gallo canti, si tratta di un clima morale, un incontro di temi, una temperie ricorrente in libero gioco di fantasia. Per quanto ricchi di aperture paesistiche – e Il diavolo sulle colline si chiede addirittura nella sua impostazione che cosa siano natura e campagna – sono tre romanzi cittadini, tre romanzi di scoperta della città e della società, tre romanzi di giovanile entusiasmo e passione e sconfitta. Un tema ricorrente in ciascuno dei vari intrecci e ambienti è quello della tentazione, dell’ascendente che i giovani sono tutti condannati a subire. Un altro è la ricerca affannata del vizio, il bisogno baldanzoso di violare la norma, di toccare il limite. Un altro, l’abbattersi della naturale sanzione sul più colpevole e inerme, sul più “giovane”.
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LA TRADOTTA DEL BRENNERO - Ruggero Zangrandi
Questo libro, scritto in forma narrativa, conduce il lettore attraverso le peripezie di un gruppo di deportati italiani prima nei lager e nelle carceri di Berlino (la cui “incredibile” vita è descritta con sobria efficacia), poi nel cuore della città mentre vi si svolge la battaglia finale (e qui l’opera acquista il valore di un documento unico nel suo genere); infine in mezzo ai milioni di profughi che, dopo la fine della guerra, percorsero in lungo e in largo la Germania distrutta per raggiungere i propri Paesi (e anche questa parte fornisce un panorama di vicende “ incredibili” e sconosciute a chi non ebbe la ventura di viverle e patirle).Per i giovani la lettura di questo libro è, insieme, stimolante come quella di un sano romanzo di avventure e istruttiva, sia sul piano storico (per gli avvenimenti, poco noti, che rievoca da un angolo visuale del tutto nuovo: quello di chi li visse “dal di dentro”); sia sul piano dell’educazione dei sentimenti (per la carica di umanità che contiene); ed è un prezioso sussidiario per i loro studi di storia contemporanea. |
LE MILLE E UNA NOTTE - Volume Primo - Galland
Mille e una notte è il titolo di una celebre raccolta anonima di novelle in arabo, ma di lontane origini indo – persiane, conosciute in Europa ai primi del 18° sec. Attraverso la libera traduzione francese di A. Galland. Il testo canonico si è formato, nella sua redazione attuale, in Egitto tra il 15° e il 18° secolo. Una storia – cornice, secondo l’uso di molte opere narrative sanscrite, inquadra l’intera opera: il re Shahriyār, dopo aver ucciso la moglie infedele, sposa ogni sera una nuova donna che la mattina successiva viene fatta morire. La figlia del vizir, Shahrazād, escogita un piano: intrattenere il re ogni notte con un nuovo racconto. Dopo mille e una notte il re sposa Shahrazād, che diviene regina. continua...
Il materiale incluso in questa cornice è disparato: alcuni racconti appartengono all’antico fondo indiano dell’opera, altri rivelano l’apporto persiano ( una raccolta persiana di “Mille storie” Hazār afsāne è infatti considerata lo stadio prearabo delle “Notti”), altri sono ispirati alla civiltà arabo – musulmana, presso cui le Mille e una notte arie sembra fossero già note, nel 9° secolo. Entro questo strato arabo si suole distinguere a sua volta un fondo iracheno ( con la figura di Harūn ar – Rashīd) e uno più recente egiziano, formatosi al Cairo in epoca mamelucca (13° - 16° sec.). Le Mille e una notte, oltre a presentare una serie di racconti e aneddoti brevi, conglobano romanzi e cicli narrativi autonomi e incorporati nella raccolta, fra cui il romanzo cavalleresco ‘ Omar an – Nu ‘ mān, il gruppo dei sette Viaggi di Sindbād, e altri cicli che compaiono anche separatamente nella narrativa orientale. Di altissimo valore documentario, comparativistico e folcloristico, le Mille e una notte sono esteticamente assai disuguali: accanto a novelle universalmente celebri, come Aladino e la lampada incantata e ‘Ali Bābā e i 40 ladroni ( che però sono escluse dalla vulgata egiziana corrente), ve ne sono altre meno famose ma di pregio non inferiore ( imperniate sulla vita del popolo egiziano nel tardo Medioevo), altre ancora di scarso valore. Benchè l’opera non rifletta in realtà il più autentico arabismo antico e medievale, la raccolta ha avuto in Europa immensa fortuna e resta comunque un classico della letteratura universale.
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L' ISOLA DI ARTURO - Elsa Morante
All’apparizione del primo romanzo di Elsa Morante, Menzogna e sortilegio, l’aggettivo più usato, in proposito, dai critici che ne scrissero, fu straordinario. In realtà, nessun altro aggettivo si adatta meglio di questo alla Morante, nel senso che ogni suo libro vive in assoluta singolarità, e in volontaria esclusione da ogni ordine letterario precostituito. Sarebbe inutile cercare i suoi maestri o parenti ( ci si riferisce alle parentele acquistate, non a quelle naturali), tanto nelle letterature passate quanto – e ancor meno – nelle contemporanee. In tal senso, non c’è dubbio che questo suo secondo romanzo, L’isola di Arturo, è ancora più straordinario del primo. continua...
E, rispetto a quel primo, esso offre delle novità sorprendenti. Ma pur nella diversità che curiosamente li distingue, unica è la ragione dei due romanzi: la quale si può ridurre a una quasi disperata esigenza di identificarsi, nell’amore della vita, con una realtà possibile. Però, dentro tale tema variato, il primo romanzo sceglieva la rappresentazione di un’età adulta, che nell’insufficienza definitiva della propria condizione terrestre, rifugge dalla realtà verso antiche menzogne. Mentre questo secondo romanzo – in cui l’autrice si nasconde dietro la persona di un ragazzo – racconta l’età fanciullesca, che precede la conoscenza del bene e del male, e l’esperienza della realtà. Veramente, il senso di un libro come questo è troppo ricco, segreto e molteplice per rinchiudersi in una sola spiegazione. Ma si potrà aggiungere forse che L’ Isola di Arturo vuol descrivere l’iniziazione di un fanciullo alla vita, nel passaggio attraverso tutti i suoi misteri. Fra continue scoperte, avventure, drammi e commedie, comincia e si svolge questo passaggio: finché si giunge all’ultima prova, all’ultimo e più crudele dei misteri. L’isola di Arturo,che è giunto alla dodicesima edizione, ha vinto il Premio Strega 1957 ed è stato tradotto nelle principali lingue straniere.
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NOVECENTO - Alessandro Baricco Il Virginian era un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché. |
NOVELLE PER UN ANNO - Vol.1° - Luigi Pirandello
Nel 1922, Pirandello decise di riorganizzare tutta la produzione novellistica e di inserire tutti i racconti in un’unica opera sotto il titolo di Novelle per un anno, per un totale di 360 novelle. Ne unì 225, però poi morì. Presenta una struttura enigmatica, poiché le novelle non sono disposte né in ordine cronologico, né in modo tematico. L’opera è un’allegoria della varietà della vita, del suo carattere insensato e frantumato, in cui domina il flusso distruttivo del tempo. Il titolo pone in rilievo il tema del tempo, visto come regno del caos. Il realismo di tempo e spazio è articolato come una commedia sociale e di carattere illusorio e paradossale. |
ORFEO IN PARADISO - Luigi Santucci
Orfeo in Paradiso, al di là dell’appassionante e singolarissima impostazione narrativa, potrebbe definirsi il “romanzo del tempo”. Il lettore ritroverà anche in queste pagine la Milano perduta e “umbertina” che tanta fortuna è valsa al recente Velociferod di Santucci: ma qui come sommersa in un fondo subacqueo, in uno stordimento onirico. In realtà – fuori da ogni compiacimento rievocativo – tutta la forza del libro, il fascino della sua proposta sta piuttosto in quella che potremmo chiamare la “scomposizione del tempo”. Chi è dunque Orfeo? Un fuggiasco dal proprio tempo, che per disperazione d’amore, per strazio di rimpianto vive in un giro di anni non suo. continua...
O forse più suo perché è l’adorabile tempo di sua madre ( un tempo prenatale e quasi mitico oltre le cui frontiere egli ha potuto infiltrarsi e vivere, come una spia): perché per possederlo, egli ha stretto con Monsieur des Oiseaux un patto faustiano, barattando l’avvenire col passato, la fede col profano culto della madre, dei ricordi, di una immobile stagione retrospettiva? Il “paradiso” di Orfeo sarà la Milano 1893 – 1917, non tanto perché è quella città ( con le sue strade e giardini) ma perché è appunto l’urna di quel passato. Le leggi della vita, la dialettica delle passioni travolgeranno il “paradiso” di Orfeo, re felice di quei fantasmi. E insieme lo travolgeranno, da ultimo, l’esigenza religiosa e il richiamo dell’eterno:insopprimibili, riattizzati giorno per giorno in Orfeo dalla saggezza d’un piccolo prete stregone: l’erborista don Pasqua, il competitore del demoniaco Monsieur des Oiseaux. Nel dolcissimo e macabro incantesimo delle passioni, nella lacerazione di privati sentimenti e ideologie, due grandi contrafforti storici – le giornate rivoluzionarie del’ 98 a Milano e la ritirata di Caporetto – cingono questa vicenda in affascinanti e veridiche ricostruzioni, e danno a Orfeo in paradiso gli acri sapori della vita guerresca e sociale del nostro secolo.
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SESSANTA RACCONTI - Dino Buzzati
L’uscita di un nuovo libro di Buzzati ha sempre costituito già di per sé un avvenimento letterario: così fu per questi 60 racconti che, già più volte ristampati, raccolgono il meglio dell’arte buzzatiana, così da proporsi come un autentico florilegio delle prose sue, il repertorio più completo dei suoi motivi ispiratori. Quella vena di domestico e pur pungente surrealismo, quel filone definito da qualcuno come kafkiano e che invece appartiene in modo tanto singolare a Buzzati, tutta insomma la tematica della sua narrativa è compresa in questo libro che senza dubbio si presenta come una vera “ summa” del suo mondo poetico. continua...
Attraverso i recessi più segreti della coscienza, ove si dipanano con febbrile lucidità le angosce dei suoi personaggi, Dino Buzzati introduce ancora una volta la forza dei suoi moderni apologhi. “Ma se i moderni gli hanno insegnato molte formule per la costruzione dei suoi fantastici castelli e dei suoi misteriosi labirinti, è pur sempre e solo dalla propria genialità narrativa che lo scrittore trae la sua voce più vera; egli avrebbe potuto scrivere quello che scrivere quello che scrive, anche se non avesse mai letto né Poe, né Kafka, né Gogol, né Hamsun perché ci guida, con limpido filo di canto, nelle favole eterne della vita, nel mondo di verità che noi tutti abbiamo conosciuto.”
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TUTTI I RACCONTI - Gògol
“ Fu sepolto a Mosca. I funerali avvennero il 24 febbraio, senza che la famiglia ne sapesse nulla; neppure che era morto. Vi accorsero molte persone, e perfino dei personaggi autorevoli – come raccontò poi N. F. Pàvlov ad A. V. Venevitivov - così che “i gendarmi congetturarono che ( il morto) fosse un qualche conte importante o magari un principe; nessuno poteva immaginarsi che seppellissero uno scrittore. Soltanto un cocchiere andava assicurando ch’era morto lo scrivano principale dell’Università; cioè non quello che ricopia, ma quello che sa come si deve scrivere. continua...
“ Era morto infatti un Akàkij Akàkievic; uno che per tanta parte della propria vita aveva inseguito un paradiso di bellezza , e adornato le carte di immaginosi ed agili ghirigori: uno scrivano che al pari del piccolo Akàkij, a un certo momento, aveva tradito quel paradiso per un altro. Non materiale, questa volta, come un mantello; ma elevato: “il podere nell’altra provincia”. “ Di tutto questo, però, non si era accorto un “personaggio autorevole”, o un uomo colto, bensì un essere semplice, un popolano; vicino, proprio per questo al mondo degli Akàkij, a quel mondo dei poveri che uno scriba, per primo, aveva portato alla ribalta della poesia. Un cocchiere: uno di quelli che “viaggiano”. Forse lo stesso che, in una giornata di pioggia, fra il passo strascicato dei cavalli, l’umido, il tedio autunnale, aveva udito sospirare alle sue spalle: “Noia a questo mondo, signori!”. Con queste parole Leone Pacini Savoj conclude la sua prefazione che è senza dubbio il più compiuto e acuto studio su Gògol che mai sia apparso in Italia. Così il volume di “Tutti i racconti” di Gogol racchiude molteplici pregi. Anzitutto il testo dei racconti di cui è stato magistralmente reso in italiano tutto il sapore e il colore dal Pacini Savoj, poi lo studio dello stesso Pacini Savoj che offre una nuova, completa e profonda interpretazione do Gògol scrittore e uomo, artista e moralista. Infine le incisioni tratte da originali russi che rendono preziose e curiose le pagine di questo libro.
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