BELLE FIGURE - Indro Montanelli
Questo è il sesto volume di Indro Montanelli, che raccoglie gli incontri con Malaparte, Peron, Ezcurra, Chateaubriand, Aleijadinho, Costello, Mazzolani, Settecervelli, Colombo, Cesarino, Bela Kiraly, Fellini, Zoli, Moravia, La Proclemer, Levi, Gomulka, Matteotti, Podhajsky, Figl, Gschnitzer, Tucci, Dossetti, Von Stroheim, Faure, Aponte, La Pecci-Blunt, Sordi, Soldati, Reale, Rossellini, I Puglisi, Rosai, Danilo, Clement. |
COLGO L'OCCASIONE - Luca Goldoni
Luca Goldoni “coglie l’occasione” anche da questo libro per aggiornare quel diario pubblico e privato che con tanto successo tiene da anni, parlando un po’ di sé e un po’ di tutti. Gli italiani colgono mille occasioni per campare, anche se ogni tanto mancano l’occasione buona per diventare adulti. In questi casi ci si consola sempre dicendo che, a differenza di altri Paesi, l’Italia è ancora giovane: ha poco più di cent’anni. Il guaio è che non li dimostra. Ma se tutto filasse liscio cosa ci sarebbe da osservare e da scrivere? |
DIMENSIONE TROPICI - Francesco Rosso
Nel percorrere il libro di Francesco Rosso è impossibile sottrarsi alla suggestione di una scrittura pittoresca e composita, dove gli squarci descrittivi e i momenti lirici si alternano alle notazioni crudamente realistiche. Gli aspetti più fastosi, più caratteristici, ma anche più inquietanti delle società orientali o sudamericane, vengono così messi a fuoco con una rara giustezza di prospettiva, maturata certo nella pratica del mestiere giornalistico, ma anche e soprattutto suggerita da una profonda sensibilità umana. continua...
La religiosità e il fatalismo dell’India acquistano attraverso le parole di Rosso una nuova concretezza, nella descrizione di una cerimonia funebre, nella figura di un santone intento a meditare; e vengono anche ridimensionati qua e là attraverso la battuta di spirito, l’osservazione arguta che danno agilità e mordente al linguaggio. Rosso scava nella realtà dolorosa del sottosviluppo, e sa sorprendere le ingiustizie didun sistema che sacrifica al progresso tecnologico i deboli, gli indifesi, gli oppressi da una schiavitù di secoli. Nella miseria, nelle malattie e nella fame, Rosso ritrova il vero volto di quei paesi lontani, e si sente immediatamente solidale con i miserabili che hanno per letto i marciapiedi di Bombay, con i bambini spinti all’accattonaggio, con i contadini peruviani condannati ad un isolamento allucinante. La miseria si fa presenza minacciosa, ossessiva, nelle campagne indiane, incombe sulle masse di disperati che si contendono un pezzo di terra, costituisce un silenzioso, ma terribile atto d’accusa contro i paesi del benessere. Di questa miseria Rosso si fa portaparola, e dell’urgenza di stabilire un dialogo con i popoli diseredati: le pagine del suo incontro con il piccolo mendicante di Bombay, con i bambini peruviani che non sanno ridere suscitano una commozione profonda, ma recano anche un messaggio di speranza. Forse c’è ancora tempo per parlare agli “altri”, per risvegliargli da quell’inerzia passiva che è preludio di decadenza. Ma dobbiamo far presto, se vogliamo dare un senso alla nostra “civiltà”.
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DIPENDE - Luca Goldoni
L’ultima volta che gli italiani risposero chiaramente “si” o “no” fu al referendum sul divorzio. Poi ricominciò l’era del “dipende”. Si dice “dipende” per non compromettersi, per far capire che le cose non sono così semplici, per prender tempo. Il galateo consiglia di non chiedere: Dipende da cosa? Si otterrebbero le seguenti risposte: Dipende dall’andamento del dollaro, dal ritorno al privato, dal menisco di Bettega, dall’inquinamento atomico, dall’atteggiamento di Bonn, da come si è alzato stamattina Carniti. Una cosa è certa: Dipende sempre da qualcos’altro. Potendo, scriveremmo “ dipende” anche sulla carta d’identità. Luca Goldoni, sempre pronto a scattare istantanee dei nostri usi e costumi, ha annotato questi momenti di una società sempre indecisa a tutto, e li commenta fuori dai denti, anche a costo di dispiacere a chi oggi dice: Dipende , per poter dire domani: Io l’avevo detto. |
DONNE DI CUORI - Bruno Vespa
Giulio Cesare e Silvio Berlusconi, Elena di Troia e Patrizia D’ Addario, Cleopatra e Carla Bruni, Marylin Monroe e Noemi Letizia , Vittorio Emanuele II e Gianfranco Fini, Giuseppe Garibaldi e Benito Mussolini, Madame Pompadour e Ania Pieroni, Anna Bolena e Monica Lewinsky, Eleanor Roosevelt e Michelle Obama, Richelieu e Gianpaolo Tarantini, Cavour e Massimo D’Alema … Sono centinaia i protagonisti di questo sorprendente libro di Bruno Vespa, che va a scavare in duemila anni (anzi in tremilacinquecento) di esistenze umane per raccontare un unico tema , che come una melodia ricorrente ha accompagnato tutte le epoche: il ruolo delle donne – e, quindi, il peso dell’eros e del sesso, ma anche la loro presenza rassicurante e protettrice – accanto agli uomini che hanno fatto la storia. continua...
L’attualità italiana è , come sempre, dirompente. Per le vicende che hanno coinvolto le frequentazioni femminili del presidente del Consiglio e dettato una parte rilevante dell’agenda politica del 2009. Per le questioni familiari di Berlusconi, che hanno portato a una richiesta di divorzio da parte della moglie Veronica. E per la discussione che si è aperta sulle molte, troppe violazioni della privacy di uomini pubblici, siano essi il presidente del Consiglio o quello della regione Lazio, Piero Marrazzo, protagonista dell’ ultimo scandalo a sfondo sessuale. Ma il libro spazia nei secoli passati e in ogni paese del mondo, e ci mostra che quasi tutti i potenti hanno avuto un enorme interesse per le donne, e che le donne hanno saputo approfittarne in modo talvolta intelligente, spesso spregiudicato (Cleopatra rappresenta , in questo senso, un modello forse insuperabile). Così, pagina dopo pagina, si aprono al lettore scenari inediti: papi rinascimentali che accrescono il loro potere sistemando figli e nipoti, le favorite dei re di Francia più colte e brillanti (oltre che più belle) delle stesse regine, Napoleone vittima delle sue amanti e della sua incredibile ingenuità, Garibaldi scrittore di appassionate lettere d’amore, Cavour che rinuncia al matrimonio per il potere … Ma anche la bulimia sessuale di John F. Kennedy e di Bill Klinton, gli amanti segreti di lady Diana e la sua guerra con Camilla (tradita a sua volta da Carlo), la furia erotica di François Mitterand e di Carla Bruni, l’andirivieni sentimentale di Cècilia e Nicolas Sarkozy. E poi, la castità di De Gasperi e Berlinguer, le tante amanti di Gronchi e Craxi, le seconde unioni di Fini, Casini, Bossi, D’ Alema, le compagne discrete di Veltroni, Bersani e Franceschini, la vivace vita amorosa di Berlusconi. E tanto altro ancora. In un grande affresco che rivela l’insospettabile influenza avuta dalle “donne di cuori” nella storia umana.
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E' GRADITO L'ABITO SCURO - Luca Goldoni
Fra le tante leggende che sopravvivono nell’era del computer c’è quella che gli italiani siano spiritosi. Passiamo per gente di mondo che ha messo a frutto oltre duemila anni di astuzie, che affronta la vita con una saggezza da vecchi pescatori accompagnata a riflessi da astronauti. Questo libro si permette di sostenere il contrario e cioè che gli italiani esauriscono la loro carica di umorismo nel raccontare barzellette con formidabile estro, e che, spiritosi a parole, sono invece scoperti e talvolta comici negli atteggiamenti. Se l’ironia è distacco dalle cose, gli italiani nelle cose ci vivono immersi fino al collo: mette quasi tenerezza osservarli in famiglia, al lavoro, nella politica, nell’amore, nel capodanno di moda, nel Kenya, nel colloquio con l’insegnante. Affiora da queste pagine il provocatorio ritratto di una società che ostenta disincanto e spregiudicatezza ma che, in fondo, continua a gridare l’abito scuro. |
FUORI TEMA - Luca Goldoni
In quest’opera vengono raccolti i “pezzi” più significativi degli ultimi, fortunati libri di Luca Goldoni. L’autore descrive, nel vivace stile giornalistico che gli è consueto, non i grandi eventi, ma i comportamenti e gli atteggiamenti caratteristici della psicologia individuale e collettiva quotidiana, con le sue debolezze, ipocrisie, ambiguità. Frammenti d’esperienza vivi, attuali, nei quali la critica – ora caustica ora ironica ora appena velata – non cede mai il posto al compiacimento del moralista, ma è sempre aperta all’autocritica, alla riflessione, alla comprensione. |
GENTE CHE VA - Enzo Biagi
Tante facce sono la gente, ma ogni faccia è un personaggio:cioè un caso, un problema una storia. Dopo Testimone del tempo - vincitore del più ambito e prestigioso premio letterario italiano : il “Bancarella” - , Enzo Biagi continua a raccontare “ il romanzo della nostra vita”. Un romanzo aperto, redatto da un giornalista attento e sensibile, infaticabile raccoglitore di esperienze, fatti e vicende umane. continua...
Biagi, abituato a interrogare gli altri, nella prefazione del volume si confessa dicendo che il “mestiere del giornalista pesa” , subito dopo però aggiunge: “Ma non sei capace di fare altro, non puoi farne a meno: è il tuo modo di partecipare al sorprendente romanzo che si scrive ogni giorno ed è sempre nuovo, anche perché la scena cambia di continuo”. L’autore con un linguaggio incisivo e immediato trascina il lettore nell’emblematica hall di un Grand Hotel o nell’atrio di una stazione dove sfilano i personaggi più diversi: distinti signori dalle scure grisaglie, eccentriche fanciulle in esotici paludamenti, barbuti giovanotti con giacche colorate a scacchi, affascinanti ladies in abiti di chiffon e collane di perle. Chi sono? Registi, scienziati, attrici, uomini politici, banchieri, managers … Questa almeno è la professione scritta sul loro passaporto, pirandellianamente parlando la “forma” in cui è rinchiusa la loro personalità, ma Biagi non si accontenta. Vuole sapere quali sono i loro ricordi, nostalgie, speranze, dubbi, aspirazioni, rabbie o certezze, se sono felici o infelici, se sono più i rimpianti “ per le cose che potevano essere” o le orgogliose soddisfazioni per quanto hanno realizzato. L’abbigliamento rispettabile talora nasconde la spia internazionale o il gangster di “ Cosa nostra”, l’avventuriero o l’agente dell’Intelligence Service. Ognuno dei ritratti della galleria si presenta perciò come un racconto, ma anche come un documento del contraddittorio costume di oggi. Biagi ha iniziato la ricerca interrogando i protagonisti di questo suo e nostro romanzo su com’erano i loro padri: il signor Fellini, il professor Montanelli, il nostromo Lercaro, il maestroToscanini … Dopo i “nonni” ci sono i figli e i nipoti, le donne che vogliono conquistarsi l’emancipazione, gli uomini di successo e gli sconfitti, i primi attori e i naufraghi dell’esistenza, i pacifici e quelli che per realizzarsi hanno scelto il rischio. Ne sono scaturiti medaglioni a punta di penna, vivi e suggestivi mai oleografici, talvolta avvolti in una patina sentimentale, talvolta incisi con i graffi dell’ironia. Un diffuso capitolo, Biagi l’ha dedicato a Enrico Mattei, “scomodo personaggio” morto in circostanze misteriose, e qui la narrazione si tinge di “giallo”. Ma a ben guardare il pungolo che ha spinto e spinge Biagi a scrivere è sempre il “mistero” di ogni uomo e per scoprirlo ha affinato il suo sguardo e la sua capacità d’introspezione. Gente che va è un libro nutrito di episodi veri e di fatti di cronaca, ma soprattutto di personaggi indimenticabili. E che conferma come lo spazio tra il miglior giornalismo e la letteratura sia stato ormai colmato.
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IL REVISIONISTA - Giampaolo Pansa
“ Siete voi giovani che dovete tirare i sassi nei vetri. Così, quando i vetri si rompono, noi vecchi ci rendiamo conto che era il momento di cambiarli. Per ringraziarti, mio caro spacca vetri, ti darò una borsa di studio.” Così, nel maggio 1959, Ferruccio Parri si rivolgeva a un giovane di ventitré anni, non ancora laureato: quel giovane era Giampaolo Pansa. In questo libro il giornalista racconta la sua avventura umana e intellettuale, nata nel segno della nonna, Caterina Zaffiro vedova Pansa, che con il suo fastidio per comunisti, democristiani e fascisti è stata, senza saperlo, un esempio di revisionismo anarchico imposto dalla povertà. continua...
Dalle stregonerie di nonna Caterina si passa all’infanzia nella guerra civile. Giampaolo aveva otto anni, e con la memoria dei bambini ha fotografato quel tempo: i partigiani fucilati, i fascisti ammazzati, ma anche le ragazze che ballavano nude ai festini dei tedeschi e poi alle baldorie degli americani. Il destino di Pansa si compie quando, dopo le mille pagine della tesi sulla guerra partigiana tra Genova e il Po, viene assunto alla “Stampa”. Decenni di lavoro nei grandi giornali, di incontri con i big politici e i direttori famosi, che l’autore narra nei loro lati nascosti: Giulio De Benedetti, Italo Pietra, Alberto Ronchey, Piero Ottone, Eugenio Scalfaro e Claudio Rinaldi. A colpire sono i personaggi inattesi: Gianna, la fascista rapata dai partigiani, la saggezza di Borghese, comandante della X Mas, Almirante dagli occhi magnetici, il doppio Fortebraccio dell’”Unità”. Ma a dominare è il maledetto Pansa. Inviso alla sinistra ottusa per i suoi libri sulla guerra civile e amato da chi ha infranto il silenzio imposto dai vincitori. Ecco un settantenne che ci dà un libro scritto con la schiettezza allegra del giovane spacca vetri di un tempo.
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I RAPACI IN CORTILE - Indro Montanelli
I ritratti che compaiono in questo volume sono quasi tutti inediti: agli altri Montanelli ha aggiunto particolari che anche i suoi più fedeli lettori ignorano. I personaggi che compaiono tra queste pagine, aggiunti a quelli di Pantheon Minore e di Tali e quali, formano una galleria completa degli eroi d’oggi, siano essi tra i più famosi o tra i più oscuri, colti con arte e con immediatezza da un fortunato scrittore. Indro Montanelli, infatti, negli ultimi vent’anni ha avuto il dono di trovarsi nel luogo (non importa in qual parte del mondo) e con la persona ( non importa di quale nazionalità) del momento, quando una frase o un gesto serviva, più di tutte le spiegazioni e di tutti i discorsi, a illuminare la storia e il costume dei nostri tempi. |
ITALIANI STRANA GENTE - Giorgio Bocca
“ Italiani brava gente” di antica tolleranza, pacifica, normale, che però si chiede, da sempre, perché questa sua normalità produca fatica di vivere, lacci e laccioli assurdi, da paese anormale; ma anche italiani strana gente che per ottenere un po’ di normalità paga prezzi duri, spropositati, con un dispendio enorme di energie. Anche gli stranieri che si occupano dell’Italia giungono spesso alla conclusione che il nostro è un paese incomprensibile. continua...
In secoli di dominazioni straniere e di invasioni siamo riusciti a mettere tra noi e la realtà tutta una serie di schermi protettivi, devianti, ingannevoli. A scorrere la bibliografia dedicata al carattere degli italiani si scopre che sono tutto e il contrario di tutto, in una partita perenne per sfuggire alle scelte senza ritorno. Le nostre crisi di identità, guerre civili, movimenti studenteschi, terrorismo si presentano come brucianti e radicali e poi si trascinano all’infinito, vengono commemorati, rielaborati, riciclati all’infinito. Durante la guerra partigiana ho capito di aver capito poco o nulla dei miei compaesani: gli stessi che in tempo di pace si sarebbero feriti a morte per il possesso di un prato o di poche lire si lasciavano bruciare le case senza tradirci, ci ospitavano a rischio della vita. A questa umanità mutevole, imprendibile manca una sola cosa: l’ironia. Non c’è ironia in nessuna delle nostre culture regionali. Forse ne abbiamo viste troppe per sorriderci su. Chi prova a fare dell’ironia in questo paese, chi non chiede di ridere ma di sorridere si sente circondato dalla diffidenza: cosa vuole questo che non è melodrammatico, che non pratica il pianto greco? A che gioco gioca? Ma come può un italiano separarsi dall’italianità, come dissociarsi dagli italiani se la nostra anormalità è la nostra costituzione fisica e mentale, passa per tutte le nostre fibre, per il nostro sistema nervoso, per il sangue e per le memorie di questo grande e piccolo popolo, fedele e infido, coraggioso e vile, antico e nuovo?”
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LA CASTA - Sergio Rizzo - Gian Antonio Stella
Aerei di Stato che volano 37 ore al giorno, pronti al decollo per portare Sua Eccellenza anche a una festa a Parigi. Palazzi parlamentari presi in affitto a peso d’oro da scuderie di cavalli. Finanziamenti pubblici quadruplicati rispetto a quando furono aboliti dal referendum. “Rimborsi” elettorali 180 volte più alti delle spese sostenute. Organici di presidenza nelle regioni più “virtuose” moltiplicati per tredici volte in venti anni. Spese di rappresentanza dei governatori fino a dodici volte più alte di quelle del presidente della Repubblica tedesco. continua...
Province che continuano ad aumentare nonostante da decenni siano considerate inutili. Indennità impazzite al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può guadagnare quanto il collega di una città di 249mila. Candidati”trombati” consolati con 5 buste paga. Presidenti di circoscrizione con l’autoblu. La denuncia di come una certa politica, o meglio la sua caricatura obesa e ingorda sia diventata una oligarchia insaziabile e abbia allegato l’intera società italiana. Storie stupefacenti, numeri da bancarotta, aneddoti spassosi nel reportage di due grandi giornalisti. Un dossier impressionante, ricchissimo di notizie inedite e ustionanti. Che dovrebbe spingere la classe dirigente a dire: basta.
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LA GRANDE BUGIA - Giampaolo Pansa
Per decenni la guerra di liberazione è stata blindata dal Pci, che ne fu il principale protagonista, in una sorta di mito fondativo della Repubblica, al riparo da qualunque critica. A violare il silenzio istituzionale ci ha pensato il nuovo capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che nel primo messaggio al Parlamento ha ricordato la Resistenza, certo, ma anche le sue zone d’ombra, gli eccessi, le aberrazioni. Una schiettezza ancora più apprezzabile, perché viene proprio da un leader politico cresciuto nella famiglia comunista. Che cosa è intervenuto per far emergere questa verità persino al Quirinale? Forse devono aver influito pure i libri di Giampaolo Pansa sulla guerra civile. continua...
Un lungo racconto, iniziato nel 2002 con “I figli dell’Aquila” e proseguito con “ Il sangue dei vinti “ e “ Sconosciuto 1945”. Ora il racconto si conclude con “La Grande Bugia”. E’ un testo diverso dai precedenti. Anche qui il lettore troverà nuove testimonianze emerse dal mondo dei fascisti sconfitti. Ma il cuore del libro è un altro, ed è rivolto all’oggi. C’è il diario delle esperienze di Pansa come autore di ricerche sulla guerra interna. C’è la sua risposta alle stroncature più acide. E infine la ricostruzione di vicende accadute a personaggi che, prima di lui, sono passati sotto le forche caudine di chi rifiutava qualsiasi revisione della Grande Bugia. Ossia del ritratto reticente, incompleto, spesso falso e dunque bugiardo della nostra guerra civile, che le sinistre italiane hanno costruito e protetto per sessant’anni. La Grande Bugia è stato anche lo scudo dietro cui si sono nascosti tanti di coloro che hanno cercato di screditare il lavoro di Pansa. L’autore ripercorre le loro ripetute aggressioni in una narrazione puntigliosa e animata da una cattiveria allegra, dove i protagonisti, citati con nome e cognome, sono quelli che uno storico, pure avverso ai libri di Pansa, ha definito i Guardiani del Faro Resistenziale. Politici di ogni calabro. Baronetti universitari. Capi del reducismo partigiano. Esorcisti del diavolo revisionista. Antifascisti autoritari. Direttori di giornali post-comunisti. Presunti opinion leaders. Presenzialisti del circo televisivo. E più di un furbetto del quartierino storiografico, sempre pronto a salire in cattedra con il ditino alzato. Pagina dopo pagina, queste figure e figurine vengono descritte nella loro sterile faziosità. “ La Grande Bugia” è un libro di battaglia politica e civile, talvolta velenosa, ma sempre sorridente. Nel megastore librario italiano mancava da tempo un testo così. Anche per questo i lettori lo apprezzeranno.
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LA QUESTUA - Curzio Maltese
Quanto costa la Chiesa agli Italiani? Una cifra enorme passa ogni anno dal bilancio dello Stato italiano e degli enti alle casse della Chiesa cattolica. A cui bisognerebbe aggiungere almeno il cumulo di vantaggi fiscali concessi al Vaticano e oggi al centro di un’ inchiesta dell’ Unione europea: il mancato incasso dell’ Ici, l’esenzione da Irap, Ires e altre imposte, l’elusione consentita per le attività turistiche e commerciali. Con il piglio del grande cronista, Curzio Maltese snocciola cifre e dati, scandaglia documenti, bilanci e siti Internet, dà voce a fonti insospettabili, in un’ inchiesta sorprendente e coraggiosa che rielabora, amplia e integra i materiali già pubblicati a puntate sulle pagine di “Repubblica”. L’ obiettivo è quello di far luce su una realtà troppo poco conosciuta e non sempre trasparente, che provoca non pochi disagi persino nel mondo dei fedeli e che tocca nervi sensibilissimi della democrazia italiana, come lealtà fiscale, la corretta gestione delle risorse pubbliche, la laicità dello Stato. |
L' EUROPA DI ENZO BIAGI - Enzo Biagi
Nell’Europa occidentale, vivono quasi trecentocinquanta milioni di abitanti, si parlano undici lingue diverse e si scambiano merci e prodotti usando quindici differenti monete. Trenta diverse comunità etniche debbono cercare di andare d’accordo, di tollerarsi anche se sono costrette a vivere sotto bandiere che considerano straniere. Nonostante si sia finalmente arrivati all’elezione diretta di un Parlamento Europeo, resistono ancora le “piccole patrie”, i meschini sciovinismi, i legami con un lontano passato: l’Irlanda è insanguinata da lotte civili e religiose, tra i francesi vi è chi si batte per l’indipendenza della Corsica, duri scontri si hanno tra fiamminghi e valloni e non è del tutto spento l’antagonismo tra Nord e Sud d’Italia. continua...
Questa Europa, dunque, cos’è? Come possiamo capire chi sono i nostri vicini, la gente alla quale è legato, e ci auguriamo lo sia sempre di più, il nostro destino? Proprio per aiutare i ragazzi a rispondere a queste domande, si è deciso di preparare una raccolta di pagine di uno dei più arguti e penetranti giornalisti del nostro tempo, che riesce a presentare, con un linguaggio vivo e attuale, un’immagine estremamente efficace dell’odierna realtà europea, con i suoi problemi, i suoi pregi, le sue miserie; un’immagine vista sempre dall’ ”interno”, nata da un lavoro di ricerca “dal vivo” condotto per anni. Un libro, dunque, non solo utile per una presa di coscienza della realtà che ci circonda, ma anche divertente e certo di estremo interesse per una scuola che per essere veramente moderna deve tener presente la dimensione europea nella quale si dovranno muovere i cittadini di domani.
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SE TORNO A NASCERE - Luca Goldoni
Se torno a nascere, nasco donna. Se torno a nascere, nasco maschio. Se torno a nascere, non mi sposo più. Se torno a nascere, non voglio figli. Se torno a nascere, faccio, l’idraulico, l’antennista o il dentista, altro che scala mobile. Se torno a nascere, nasco in un’isola della Polinesia e non faccio niente: pesco due aragoste al giorno, una me la mangio e l’altra la baratto con una bottiglia di champagne. Se torno a nascere, non nasco più. Solo Fanfani, Craxi e C. non pensano mai “ se torno a nascere”. Prima di tutto perché è impossibile: sono immortali. Secondo: perché sembrano così soddisfatti di sé che, se tornassero a nascere, rifarebbero tutto da capo. |
SIGNORE & SIGNORI - Camilla Cederna
Non a caso questo volume si apre con una rievocazione dell’Italia fascista del ‘39 e si chiude con due immagini degli Stati Uniti alla vigilia delle elezioni presidenziali del ‘64. Camilla Cederna ha, infatti, colto tutti i momenti e i personaggi che compongono il nucleo della realtà da noi vissuta in quei giorni, radunando, con quella sua divina curiosità che non risparmia neppure il minimo particolare quando è importante, tutti i pezzi del gigantesco puzzle della nostra vita pubblica e privata. Non si tratta qui, per la verità, né di articoli né di saggi, ma di uno sforzo del tutto riuscito per farci conoscere a noi stessi e spiegarci profondamente quanto ci sta accadendo, anche se ciò non dipende soltanto da uomini e fatti politici o artistici, ma dalla signora che si annoia, dal parrucchiere sofisticato, dal canzonettista alla moda. Questa è, infatti, la forza di una scrittrice divenuta ormai classica per la sua misura, per la sua ironia e per il suo umorismo: esprimere con chiarezza, trovare le parole e l’umore adatto per rivestire in modo per rivestire in modo perfetto e inequivocabile quel che noi vagamente intuiamo. |
TESTIMONE DEL TEMPO - Enzo Biagi
Testimone del tempo è considerato da Enzo Biagi il suo libro più importante. Non già perché è fresco di stampa, e gli scrittori – lo si sa sono portati a prediligere sempre la loro ultima opera, ma perché costituisce il bilancio di trent’anni di attività giornalistica esercitata con passione, scrupolo ed estrema coerenza. Scrive l’autore nell’introduzione: “C’è chi va in cerca di statistiche: il mio interesse è sempre stato per i fatti. I dati, per quanto significativi, cambiano in fretta, anche gli uomini mutano, ma restano le vicende”. Sul suo taccuino di instancabile raccoglitore di notizie, Biagi ha annotato i fatti maiuscoli e minuscoli della cronaca mondiale di quasi mezzo secolo seguendo l’accavallarsi degli avvenimenti nati all’insegna del bene o del male. continua...
Durante i suoi lunghi viaggi ha avvicinato i personaggi più rappresentativi di ogni nazione: una galleria di volti famosi, tra cui quelli di Johnson, Kennedy, Mao, Ciang Kai -Shek e Dayan. Per sapere chi erano Mussolini, Hitler e Stalin non si è accontentato dei ritratti più o meno ufficiali ma è andato a chiederlo a coloro che vissero accanto ai tre dittatori. Ha registrato “le ore della storia”, non indulgendo al colore o al facile sensazionalismo ma per ricavarne una lezione:l’ultimo giorno del secondo conflitto mondiale , la fine dell’impero britannico, la tragedia di Dallas, l’esecuzione di Norimberga. Con un linguaggio tagliente e penetrante ha raccontato il dramma del Vietnam, il fenomeno dei poveri di New York, la ribellione dei giovani svedesi, la maledizione di essere nati con la pelle scura, l’insofferenza dei teen - agers tedeschi. I personaggi che ha incontrato sono centinaia, forse migliaia: uomini politici che hanno in mano il destino di interi popoli, ma anche scienziati come Oberth, il padre dell’astronautica, o come Negowski, lo scopritore della rianimazione. Nella sua galleria compaiono uomini di religione, Papa Pacelli, Padre Pio, Paolo VI, Tri Quang, ma anche registi e scrittori, Fellini, Bergman, Ehrenburg, alcuni rievocati dal ricordo delle donne che furono le loro compagne come Mann, Hemingway, Babbel, Maiakowskij, e Kafka. Attraverso queste pagine si segue la trasformazione della storia, i cambiamenti del costume contemporaneo, il sorgere e il nascere delle mode, i drammi di carattere sociale e le crisi d’ ordine spirituale del nostro tempo. Testimone del tempo è il libro di uno scrittore giunto alla piena maturità anche dal punto di vista espressivo: del reportage giornalistico possiede l’immediatezza e la vivacità, del racconto la dinamica e la forza persuasiva. Un tipo di giornalismo che appartiene al miglior memorialismo, lo nobilita, e a buon diritto rientra nella letteratura.
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VIAGGIO INTORNO ALL'UOMO - Sergio Zavoli
Ogni uomo è un segno del suo tempo: ogni generazione ha i suoi interpreti, i suoi grandi, i suoi miti: personalità eccezionali che per vari aspetti possono essere considerate rappresentative della loro età, perché ne incarnano e ne esprimono con maggiore vivezza colpe, slanci, sentimenti. Parlare oggi di Von Braun, Schweitzer, Bormann, U’Thant, Fellini, Barnard, Steinberg (per citare alcuni dei personaggi conosciuti da Zavoli) vuol dire parlare degli “idoli”. Spesso però accade che sotto la vernice dorata dell’ufficialità sia difficile individuare l’uomo. continua...
Col linguaggio tipico del nostro tempo, il dialogo, il “principe” del giornalismo televisivo ( la definizione è di Indro Montanelli) si è proposto di andare a fondo, interrogare l’idolo, scoprire l’uomo. Non ha voluto condurci ad ammirare dei monumenti: non ha evitato le domande imbarazzanti, se queste erano necessarie a gettare luce sul dubbio, a chiarire ciò che restava evasivo, allo stato di congettura. “In questo libro – dice – non ho tentato di verificare l’arte della congettura, ma il mestiere di chiedere e di capire, che è poi il mestiere di giornalista. Ho raccolto progetti di umanità estorti a uomini diversi nei punti di partenza, ma compromessi in quell’unico progetto che è l’uomo di oggi e di sempre”. È qui che il mestiere di giornalista si fa umano, offre il pretesto di un vero viaggio alla scoperta dell’uomo. I grandi vengono avvicinati con un interrogatorio serrato, incalzante, che provoca alla franchezza: vengono alla luce le ragioni intime, i perché delle scelte. Parlano gli scienziati, i conquistatori dello spazio, gli operatori di pace, gli uomini che vivono drammaticamente le ansie di una problematica tumultuosa qual è quella della coscienza contemporanea. I personaggi sono visti sotto le angolazioni più diverse e significative. Il tutto in uno stile brillante, fatto di frasi icastiche e penetranti, dove la simpatia vitale non turba l’acutezza della critica, e il calore umano può convivere con il distacco spassionato del cronista. Tutti i grandi problemi sono affrontati:una coscienza laica provoca le risposte della Chiesa del Concilio; la contestazione dei giovani si chiarisce, nel dialogo, come proposta di partecipazione; i diseredati, gli esclusi dalla storia, gli uomini vittime del disordine costituito interpellano il Potere e la Società: anche i braccianti di Avola, i matti di Gorizia, le vittime della mafia hanno una voce. L’uomo ha interrogato l’uomo. Il risultato è un mosaico inquietante della società contemporanea: perciò questo è, nella sostanza, un libro di oggi sull’uomo di sempre, scritto da un interprete attento e penetrante della condizione umana del nostro tempo.
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